Putin ha studiato

Putin ha studiato

2/04/2022

La guerra in Ucraina non vede ancora uno spiraglio verso la pace. L’invasione russa continua. Continuano le devastazioni di città e paesi. I morti militari e tanti, troppi, civili sono ogni giorno di più. La resistenza ucraina si rivela tenace ed efficace, tanto da aver annullato il tentativo di una rapida conquista da parte russa e, a nostro parere, sta costringendo Putin ad una revisione della strategia.
Inciso
La guerra si sta allungando e iniziano ad arrivare le informazioni propagandistiche e le considerazioni contrapposte dei vari opinionisti e questo tende a confondere le acque e a far confusione. Non dobbiamo dimenticare, al di là di tutto, che è stata la Russia ad invadere uno stato sovrano con un governo democratico eletto liberamente.

Sinistri propositi, l'antefatto e il tema

Certo è che Putin ha studiato bene, almeno in questi ultimi anni, le situazioni, le modalità, le conseguenze e le contromisure, tutte le varie azioni ed opzioni per arrivare al suo scopo e poter reagire, contenere, colpire chi gli si fosse opposto.

Antefatto: La Russia (dopo la fine dell’URSS) ha perso peso internazionale, forza economica, sovranità o comunque influenza su tutti i paesi slavi europei, dei quali molti sono entrati nella UE e anche nella NATO.

Tema: Riportare il dominio della Russia in tutti i paesi “perduti” e riaffermare il ruolo di influenza mondiale in contrapposizione a Stati Uniti ed Unione Europea.

Svolgimento

Putin ha saputo compattare e far crescere la Federazione Russa e con il nuovo sistema economico, quello delle oligarchie e proponendosi con “volto pulito” all’Europa.

Non dimentichiamoci che Putin ha fatto in modo di poter essere rieletto alla presidenza della Federazione fino al 2036, di fatto scavalcando tutti i limiti di rieleggibilità. Putin è alla guida della Federazione Russa dal 1999, con una parentesi di 4 anni, in cui è stato presidente Dimitri Medvedev, suo braccio destro e lui è rimasto nel governo. In quel periodo ha fatto passare un emendamento alla costituzione che poi gli ha permesso di essere rieletto e rimanere al potere.

Il modo di porsi verso l’Europa, la sottovalutazione europea di rapportarsi con un autocrate, la carente politica energetica europea, ha portato a dipendere in modo molto forte dal gas e dal petrolio russo, nonché dai cereali.

Quando il livello di dipendenza, a giudizio di Putin, è arrivato a buon punto tanto da poter costituire una formidabile arma di condizionamento e ricatto è stato il momento di agire. L’Ucraina era il teatro ideale per ottenere più risultati.

Quali risultati vuole Putin

Il primo: annessione dell’Ucraina. Dopo le vicende del 2014, in cui la Crimea veniva occupata e “annessa” alla Russia, nel Donbas venivano proclamate le repubbliche filorusse di Doneck e Luhansk con conseguente guerra tra i separatisti russi e l’esercito Ucraino (e forse con azioni belliche ucraine, in questo contesto, non propriamente leggere), la Russia, con il pretesto di aiutare e liberare i russi del Donbas e “denazificare”,  si è arrogata il diritto di compiere una azione militare e riappropriarsi dell’Ucraina. In questo modo le pretese ucraine di diventare un membro dell’Unione Europea e guardare verso occidente, sarebbero cessate e un tassello della “Grande Russia” sarebbe tornato al suo posto.
Il secondo: Monito e opzione di “conquista” agli atri stati “traditori”, per dirne alcuni: Moldavia, Lituania, Lettonia, Estonia.
Il terzo: mettere un grande segnale di “stop” agli USA e alla NATO, impedendo una più ampia espansione di influenza e alleanza.

Calcoli, previsioni, azzardi

Naturalmente per questa azione Putin ha calcolato l’indebolimento dell’occidente dovuto allo sforzo economico per sostenere il post-COVID, e nel contempo a dover agire prima che l’Europa attuasse quelle misure e quindi potesse essere più forte, la relativa reazione ai fatti del 2014 detti sopra.
Ovviamente lo “zar” ha previsto la reazione occidentale. Ci sarebbero state le sanzioni economiche e aveva già le contromisure. L’Europa non può permettersi di interrompere le forniture di gas e petrolio e quindi deve continuare a pagare la Russia. La Russia può chiudere le forniture creando un disastro in Europa. In ogni caso tutto questo provoca delle reazioni negative sui bilanci energetici e sullo sviluppo europeo, nonché sulla tasche dei cittadini e impedisce azioni realmente pesanti nei confronti della Russia.
Gli stati non ostili alla Russia (sono molti: tutta l’Asia, tutta l’Africa, il Sudamerica), possono essere utilizzati per raggirare i limiti imposti alle importazioni e ai pagamenti. Ultima mossa quella del pagamento in rubli del gas. Questo porterebbe all’acquisto di rubli da parte dell’Europa, portando una rivalutazione della moneta russa e quindi di fatto un annullamento del danno.
Il resto delle sanzioni, creano più problemi ai singoli cittadini che all’apparato dello stato, i russi all’estero si trovano in difficoltà a prelevare denaro, in patria restano senza McDonald’s, ma non senza riscaldamento o benzina o farina. Noi qui questo lo rischiamo realmente. Oltre che le stesse sanzioni hanno una reazione negativa anche sui nostri stati. E questo Putin lo ha previsto.
Poi, ancora, Putin fa conto della sua potenza nucleare e questo gli garantisce il non intervento militare di USA e NATO. Ha fatto anche conto di spaventare l’occidente e quindi tenerlo fuori da una reazione militare, con il bombardamento (non distruttivo o realmente pericoloso) delle centrali nucleari ucraine, lanciando il messaggio di poter creare un disastro ambientale che colpirebbe l’Europa.

La teoria non basta

Putin conta molto sulla “comprensione” della Cina, che reputa amica o comunque non avversaria, dato che questa potenza mondiale, non può sbilanciarsi più di tanto contro le occupazioni territoriali illegittime, avendo essa stessa alcuni casi analoghi.

Ma non tutto lo studio e le conseguenti strategie hanno ottenuto i risultati sperati.

Prima di tutto la reazione dell’Ucraina che non si è arresa ai primi colpi, ma ha reagito con determinazione e il suo presidente Volodymyr Zelensky, non è né fuggito, né si è dimesso, ma anzi sta guidando forze armate e popolo alla resistenza, chiedendo e ottenendo aiuti dall’Europa e dagli Stati Uniti.
Tutto il mondo occidentale si è schierato contro la Russia e di fatto ha interrotto le relazioni economiche e commerciali, applicando sanzioni, anche se come detto, con limiti verso le importazioni di gas e petrolio e subendo le reazioni avverse delle stesse sanzioni.
Le forze armate russe, si trovano in seria difficoltà. Il piano di conquista sembra si stia ridimensionando, spostando l’attenzione verso il Donbas, il Mare di Azov e la Crimea.
La nostra impressione è che Putin dovrà trattare realmente, le trattative ora in corso ci sembrano solo una scusa per dire che sono disposti a trovare una soluzione, ma in realtà servono a prendere tempo, ma ci dovrà arrivare. L’Unione Europea deve fare di più con forniture militari e anche con qualche azione militare diciamo non esplicita, ma che lasci intendere che se la cosa va ancora avanti siamo pronti ad intervenire. Deve insistere con sanzioni e trattative, tenere alta la pressione e utilizzare tutti i sistemi per informare della realtà il popolo russo, in modo da ottenere il cessate il fuoco.

Cina e super potenze

Putin sta cercando di portare la Cina dalla sua e la Cina non gli dice di sì, ma al momento neanche di no. La Cina vuole anch’essa far parte del gioco delle grandi potenze che influenzano il mondo e quando questo scenario fra i tre potenti (USA, Federazione Russa, Cina) si sarà un po’ delineato e “concordato”, allora i conflitti saranno più difficili. L’Europa deve entrare in questo “colloquio”, deve aver parte nel negoziato e portare l’Ucraina in Europa.

(continua con: Guerra Ucraina 100° giorno)

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