Afghanistan l’abbandono

Afghanistan: l'abbandono

Perché questa fuga dall' Afghanistan delle truppe occidentali, in primo piano degli americani?

20 agosto 2021
Cosa è successo in Afghanistan in qualche giorno?
In questo momento più che scrivere un articolo di commento e di notizie possiamo solamente farci delle domande.
Dopo un ventennio di conflitto che ha visto opporsi il fronte islamico conservatore e tradizionalista afghano e la coalizione degli Stati occidentali con in testa gli Stati Uniti d’America, in pochi giorni i talebani sono tornati al potere, riconquistando tutti i territori perduti.
Dopo l’annuncio del presidente Biden di abbandonare il conflitto che avrebbe dovuto portare la democrazia in quel paese ed immediatamente dopo l’abbandono delle truppe occidentali dalle città e dai presidi, i talebani in qualche giorno sono arrivati a Kabul e si sono insediati nel palazzo del governo.
Il ritiro delle forze internazionali dall’Afghanistan non è cosa dell’ultima ora. Già da qualche anno veniva prorogato di anno in anno. Tuttavia questo repentino abbandono e soprattutto così gestito, lascia perplessi.

Come è possibile che sia successo questo in Afghanistan?

È possibile che si ignorasse che l’esercito afghano non sarebbe stato in grado di contrastare un attacco talebano o per incapacità militare o per volontà culturale?
Come è possibile che una ritirata prevista si riduca ad un fuggi fuggi generale senza aver pianificato e predisposto l’allontanamento controllato, oltre che del personale occidentale, anche di quei collaboratori afghani che oggi rischiano ritorsioni e vendette?
A che cosa sono serviti tutti questi anni di occupazione del suolo afghano con il sacrificio di migliaia di vite, con uomini, donne, bambini morti e feriti per garantire un futuro migliore a quel popolo?

Non dimenticarsi dei nostri bravi soldati italiani

Non possiamo dimenticare i nostri bravi soldati italiani che hanno lasciato la vita in quel territorio o sono tornati mutilati.
Sì sarebbe dovuto trasformare quel paese in una società democratica e rispettosa dei diritti civili ed umani, impedendo la costituzione di uno stato islamico integralista, patria e rifugio del terrorismo.
Sembra però che tutto questo sia fallito.

Un intento nascosto in Afghanistan?

Le forze armate afghane che fine hanno fatto?

Ma dato che ci pare impossibile che stia accadendo nel modo a cui stiamo assistendo in questi giorni, ci chiediamo se non vi sia un intento nascosto perché tutto questo accada così.
Non siamo sostenitori del complottismo o di chissà quali forze occulte che manovrano da stanze oscure il destino del mondo, ma dei dubbi ci vengono. Non vorremmo che l’abbandono, così platealmente fatto dell’Afghanistan, non serva per segnare  un confine epocale per qualche “trasformazione” economica, politica, sociale, del mondo occidentale.
Ci sembra impossibile che il formidabile apparato americano, che gli organizzatissimi ed eccellenti pianificatori statunitensi, non abbiano pensato e provveduto ad una strategia di uscita.
Non siamo strateghi, né esperti militari, ma se sono state formate (in vent’anni!)  le forze armate afghane che contano 300-350.000 uomini, attrezzati ed armati di tutto punto, compresi aerei ed elicotteri, non si sarebbe dovuto mettere i reparti afghani a sostituire e quindi presidiare le basi e le città dove erano i reparti internazionali?
Si pensi che le forze internazionali, quando questa operazione si chiamava ISAF, erano circa 58.000 unità. Negli ultimi anni i militari internazionali erano solo qualche migliaio. Si legge che i talebani non superano le 75.000 unità.
Si sarebbe potuto organizzare con sufficiente tranquillità e sicurezza l’espatrio degli afghani a rischio di ritorsione o persecuzione.
Ma allora cosa è successo, cosa ha provocato questa “Caporetto”?
Per ora solo domande. Nei prossimi giorni si vedrà l’evolversi di questa situazione, ci auguriamo di avere delle risposte.
Per ora c’è la necessità di aiutare coloro che si trovano in una situazione di estrema difficoltà in Afghanistan e dare un senso al dispendio di energie, ma soprattutto di vite che sono state spese, anche da noi italiani, in quel paese. 

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